sabato 12 novembre 2011

TEATRO ROMANO TERAMANO

Povero teatro! Dove non sono riusciti i barbari sono riusciti i barberini. Gli ultimi resti di originali volte romane, coperte da attualissime colate di cemento armato, a loro volta celate da cortine di tavole di legno.
Occhi indiscreti non devono sbirciare ciò che i barberini hanno deciso di "restaurare" (sic!), lasciando alla visione stradine indecorosamente luride, negozi strozzati dalla crisi e dalle strettoie della palizzata, eretta a difesa di lavori vergognosamente irrispettosi della storia, a sua volta immolata sull'ara della riscoperta di inesistenti vestigia romane, desolatamente inserite nelle patrizie dimore teramane, orgogliosamente poste nelle mura dell'austero Duomo aprutino. Peccato che la storia accechi i miopi. Sarebbe bastato affacciarsi dalla balaustra di via dell'Anfiteatro (dannunziano errore) per capire che poco restava, e restano, delle antiche ruine. Pochi gradoni della cavea. La fila sottostante della frons scenae. Quattro arcate, che testardamente tentano di resistere non solo all'aggressione delle inteperie ma anche a quelle ben più decise dell'umana protervia. Nel frattempo la tenace forza naturale tenta di riprendersi ciò che le appartiene. E folte zolle d'erba già hanno invaso quelle che erano le zone sottostanti delle arcate. Tutto è decadente. Stanno per cadere le antiche colonne di blocchi d'arenaria, ma loro hanno restaurato il muro controterra. Stanno crollando i contrafforti romani, circondati da quattro tubi innocenti, ma loro hanno sistemato il cemento armato sulle arcate. Mi viene il dubbio che abbiano speso tutto ciò che c'era da spendere per fare lavori inutili, ma più redditizi, nell'attesa di fondi che mai arriveranno, con buona pace di coloro che si sono illusi che potesse riapparire il castello romano. No il teatro. Solo i castelli appaiono nelle illusioni.

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