domenica 13 novembre 2011

IL SOGNO DI BERLUSCONI


Non riesco a trovare gioia nella caduta del satrapo Berlusconi. Un briciolo di malinconia mi prende. Mi torna in mente la canzone di Riccardo Cocciante: ti senti un vuoto nella testa e non capisci niente. Capisco che un periodo è passato. Capisco che la politica, la società, non sarà più come prima. Senza il satrapo saremo chiamati a interpretare il futuro. E sarà più complesso. Non ci sarà più: a favore o contro. Si dovrà tornare a pensare. Non ci sarà più la ragione istintiva. Si dovrà tornare a interpretare. E sarà più faticoso.
Dalla repubblica delle exort, alla repubblica della ragione. Era più facile essere trasportati, che camminare. Berlusconi trasportava. Trascinava. Bastava lasciarsi andare al fascino suadente delle battute, delle barzellette, per dimenticare i problemi. Bastava lasciarsi affascinare dalle belle donne per dimenticare la realtà. E molti italiani volevano identificarsi con quel mondo, con la speranza di poterlo vivere, abbandonandosi fiduciosi nelle forti e potenti braccia del satrapo milanese. E chi diceva il contrario veniva etichettato come retrogrado, oscurantista. Non si riusciva, e forse ancora non si riesce, a capire come fosse possibile non aver fiducia del capo, ipnotizzati da uno sfavillante luccichio di promesse ripetute all'inverosimile, tanto da confondere la realtà apparente, con il futuro imminente. Oggi ci si sveglia. La realtà è diversa. E' molto faticosa. Pensare è veramente faticoso. Pensare che domani potrebbe non esserci più l'oggi mette angoscia. Il quotidiano torna prepotente, la crisi, la realtà ha fatto svegliare anche i più illusi. E il risveglio è triste. Era bello sognare le illusioni. Però abbiamo vissuto un bel periodo, fatto di belle donne, di notti goliardiche, di sceneggiati televisi più reali della realtà, di milioni di posti di lavoro pronti ad accogliere i nostri figli, di una scuola super efficiente, di viaggi nella taiga, di trasferte nelle sabbie del deserto libico. La realtà confusa con le illusioni. Un bel viaggio. Oggi però ci si sveglia. La sveglia ha suonato questa mattina, domenica 13 novembre 2011. Domani bisogna andare al lavoro. Che fatica. Che noia. Voglio sognare.

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