Perchè la liberalizzazione delle farmacie dovrebbe far ripartire l'economia? Credo sia un falso problema. Forse liberalizzando le farmacie si vendono più farmaci? Non è possibile. Si vendono farmaci in funzione delle malattie. Non credo che la liberalizzazione delle farmacie possa far aumentare il numero delle malattie e quindi far vendere una maggiore quantità di farmaci. Non credo che un cittadino abbia voglia di comperare invece che un tubo di voltaren, tre tubi di voltaren, in attessa di future lombalgie. La liberalizzazione delle farmacie
potrebbe portare a un aumento del numero di farmacie e quindi, teoricamente, a un miglior servizio per i cittadini. Può essere. Ma una liberalizzazione senza regole avrebbe vantaggi ipotetici, ma svantaggi concreti sui cittadini. Se non si pongono delle regole per l'apertura di farmacie, queste si concentrerebbero in zone molto popolose e facilmente raggiungibili. Nessuno avrebbe voglia di aprire una farmacia a Pietracamela, ad es. Tutti avrebbero voglia ad es. di aprire a Montorio, luogo di incontro di più vallate e più strade. Vorrebero aprire nei centri commerciali, ecc. Inoltre se da una parte aumenterebbero il numero delle farmacie, dall'altra parte si ridurrebbro i dipendenti delle attuali farmacie. Quindi (ma non sono un economista), con un numero di occupati praticamente invariato. Allora a chi giova una liberalizzazione selvaggia delle farmacie? Forse ai centri commerciali che potrebbero vedere aumentare le presenze nei loro centri, a discapito delle zone disagiate. Allora che fare? Semplice! Per dare maggiori servizi ai cittadini, per aumentare la libera iniziativa, per non far dimuinuire gli occupati nelle attuali farmacie, basterebbe ridurre la proporzione fra farmacie e abitanti. Attualmente è 1/4000, bisognerebbe portare tale rapporto ad es. a 1/2000 o 1 /1000 abitanti e prevedere una distanza minima fra farmacie. In questo modo ci sarebbe una diffusione omogenea di farmacie sul territorio, con un aumento del servizio e un aumento di occupati. Un giovane farmacista potrebbe all'inizio di carriera avere voglia di aprire (non me ne vogliano per l'es.) a Pietracamela, poi con il tempo, alla prima occasione spostarsi in centro città. In questo modo si avrebbe una farmacia nel territorio di Pietracamela, una a Valle Castellana, due o tre a Montorio, ecc. ecc. e non ci sarebbero zone scoperte e tutte le farmacie sarebbero in grado di garantire un minimo di reddito decoroso. Però la mia riflessione è difficile da spiegare, è molto più semplice e politicamente molto più efficare dire liberalizziamo le faramcie. Ma la politica è riflessione e pensare è faticoso. Sarebbe interessante aprire un dibattito! Da ricordare che questo ragionamento vale per i servizi essenziali, discorso a parte è la lberalizzazione delle licenze commerciali. Credo che l'acquisto di un capo di abbigliamento, della spesa settimanale, sia cosa ben diversa dall'acquisto di un antibiotico o di un antidolorifico, potendosi programmare e posticipare in funzione degli impegni.
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