sabato 23 marzo 2013

UN LIMITE

Dal blog di Fabio Cavalera: Big Ben

Da 24 anni sempre gli stessi leader…

Qual è, fra le tante, l’anomalia politica italiana numero uno?
Vediamo, in breve, che cosa è accaduto nelle classi dirigenti del centrosinistra e del centrodestra, dei progressisti e dei moderati, nel mondo occidentale a partire dal 1989,  l’anno del crollo del Muro di Berlino.

Negli Stati Uniti si è passati da Clinton a Obama, da Bush a Romney. Negli Regno Unito da Blair a Brown e Miliband, da Margaret Thatcher a John Major e ora a Cameron. In Francia da Mitterand a Hollande, da Chirac a Sarkozy. In Germania da Schroder a Steinbruck (prossimo candidato socialdemocratico alla cancelleria), da Khol alla Merkel. Il ricambio periodico a sinistra e a destra, è sempre stato profondo e radicale.
E in Italia? nel 1989 Massimo D’Alema e Walter Veltroni erano nella segreterie e nella direzione del Pci (diciottesimo congresso).  Rosy Bindi, democristiana, andava al parlamento europeo, Dario Franceschini era nella direzione dei giovani dc. Nel 1994 Berlusconi entrava in gioco con il codazzo dei Cicchitto, dei Verdini e via discorrendo. Casini imperversava. Bersani era in rampa di lancio. Nulla è cambiato. Sono lì e condizionano il sistema politico. Oggi come ieri, come l’altro ieri. Il buonsenso e la ragionevolezza del ricambio non esistono.
Negli altri paesi chi perde (e pure chi vince, vedi Blair o Clinton) dopo un po’ di anni si fa da parte. Da noi la regola è un’altra:  restare in sella, sempre e comunque (eccezione: Romano Prodi)
Persino la Cina, come ha ricordato saggiamente il noto sinologo Stefano Cammelli, dal 1989 è riuscita a rinnovare per ben tre volte (ogni otto anni) l’intero gruppo di vertice del partito-stato.
Siamo una democrazia bloccata. Un caso unico. O quasi: solo Putin a Mosca è longevo, politicamente, quanto lo sono i nostri leader. Eppure, se non il pensionamento, un po’ di silenzio e di panchina sarebbero utili.
twitter@fcavaler
(nell'immagine: Dante Gabriele Rossetti)

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