Tanto tuonò che alla fine piovve.
Antonio Di Pietro ha annunciato il
congresso straordinario dell'IDV il 28, 29, 30 giugno 2013.
Sarà tardi.
Mentre si è impegnati nei vecchi riti
della polverosa politica, gli altri vanno avanti.
Il tesseramento.
Il lasciar passare il tempo in attesa
che la polvere ricopra i difetti.
Le mozioni.
Il politichese.
Lo sventolio delle bandiere.
Il discorso di apertura.
Gli applausi.
Riti.
Vecchi riti di antiche tribù.
Ma chi vuoi che abbia voglia di
tesserarsi per un partito in via di estinzione?
Ma chi vuoi che abbia voglia di
sventolare una bandiera lacerata? Per che cosa? Per chi?
Chi vuoi che abbia voglia di star lì
ad ascoltare le parole orgoglio, declinazione, impegno?
Basta.
Voglio sapere che fine hanno fatto i
soldi del finanziamento ai partiti. In periferia non si è visto un
centesimo.
Voglio “vedere” (e non sapere che
si voglia) la riduzione delle indennità.
Voglio vedere che si rinuncia a tutto
il finanziamento pubblico.
Voglio vedere il bilancio analitico (e
non le asettiche cifre) del partito, chi ha speso e per che cosa?
Vorrei una politica di impegno e non di
professione.
Vorrei, vorrei.
Ma è tardi. Si sta per chiudere.
Ci pensa Grillo.
Il nostro ruolo sta finendo.
Avevamo il compito di far confluire il
dissenso nell'alveo istituzionale. Distruggendo noi, il PD ha fatto
nascere Grillo.
Ora ci pensa Grillo.
Si poteva, o si può ancora pensare in
positivo?
Ci può essere ancora un ruolo per
l'IDV?
Si. Ci poteva essere.
Se il superego di Di Pietro, gli avesse
consigliato di dimettersi e di convocare subito e non domani un
congresso straordinario, forse potevamo giocare ancora un ruolo
importante nella politica italiana.
Ora ci possiamo solamente “attaccare”ai
ruoli che abbiamo negli Enti Locali.
Possiamo ancora contare sull'
“immagine” che i tanti amministratori hanno.
Ma fino a quando?
Fino a quando ci sarà ancora qualcuno
che voglia metterci la faccia?
Ma per chi, per che cosa, ci dobbiamo
mettere la faccia?
Per chi?
Per il potente di turno?
Per il potente di turno?
Mi sembra un po' poco.
Ci voleva subito un congresso.
Elezione diretta dei delegati per il
congresso, con primarie aperte.
E poi un nuovo leader.
Un nuovo programma. Semplice. Chiaro.
Trasparente.
(foto di Silviano Scardecchia: il
sottoscritto davanti al quadro di Alberto Chiarini “Il ritorno del figliol prodigo”, Biblioteca Provinciale di Teramo. Dipinto di grandi dimensioni, circa 5 metri di larghezza per 2 di
altezza; doveva far parte di un ciclo pittorico “La parabola del
buon samaritano” da collocare nella chiesa del Cuore Immacolato di
Maria di Piazza Garibaldi a Teramo. Nelle intenzioni dell'artista, in
realtà, doveva trattarsi di un affresco da realizzare sulle pareti
della chiesa, ma difficoltà di ordine tecnico consigliarono
l'abbandono del progetto e la scelta di dipinti su tela. Questo
spiega le dimensioni dell'opera. Fu elaborato nell'agosto del 1988 ma
Chiarini non ebbe il tempo di completarlo perché morì a causa di
incidente stradale)
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