sabato 17 dicembre 2011

UNA ANNUNCIAZIONE MERAVIGLIOSA


Secondo il racconto della Bibbia, l’arcangelo Gabriele annuncia a Maria la nascita di un figlio, concepito dallo Spirito Santo; la giovane inizialmente spaventata e turbata, poi si inchina alla volontà del Signore. L’Annunciazione è uno dei temi più affascinanti dei Vangeli, punto di snodo della storia cristiana. L'evento nel corso dei secoli è stato fonte di
profonde ispirazioni per vari artisti che hanno cercato, di volta in volta, di cogliere le reazioni psicologiche di Maria, la natura affascinante dell’Angelo, la discesa dello Spirito Santo, l’arredo, i dettagli descrittivi. Nella ceramica di Castelli, con la data 21 maggio 1557, conservata presso il Museo Barbella di Chieti, la Vergine, avvolta in uno splendido mantello blu, è raffigurata in ginocchio, nell’atto quasi di rassegnazione nell'accettazione del ruolo di prescelta, e con le braccia conserte, tipiche della iconografia del periodo (vedi l'Annunciazione di Filippino Lippi). L'Angelo le ha appena annunciato una notizia che le sconvolgerà la vita e lei, con il volto rassegnato, ma sereno, risponde, leggendo le parole dal Libro Santo aperto sotto i suoi occhi, come era scritto, “Ecco la Tua ancella, secondo la Tua parola” (come dire “sia fatta la Tua volontà”), mentre le parole appena dette dall'arcangelo Gabriele “Ave, Piena di Grazia”, sono scritte nella fascia recata nella mano sinistra, insieme al gambo di giglio (simbolo di purezza e castità), come un arcaico fumetto, mentre con la mano destra indica il Cielo (un gesto simile a quello del San Giovanni Battista di Leonardo conservato al Louvre), quasi a ricordare le parole della Commedia “vuolsi così colà dove si puote / ciò che si vuole, e più non dimandare”. La mattonella è piena di altri straordinari particolari, l'arcangelo con il suo mantello, fluente e abbondante, le sue ali rappresentate con una maniacale precisione nei tratteggi delle piume, la capigliatura quasi dorata che fa da contraltare al nimbo della Madonna, la miniaturistica colomba che discende, lentamente, sul raggio divino, le ceramiche poste nello spazio che dà sul cielo, tra cui la immancabile anfora simbolo del ventre materno che tra lì a poco conterrà il futuro Salvatore, ispirate alle innumerevoli altre che venivano e vengono realizzate a Castelli, le architetture che fanno da cornice a tutta la scena. Una ceramica tra punti più alti dell'arte ceramologica castellana.

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