sabato 11 agosto 2012

UNA VECCHIA INTERVISTA SULLE VICENDE DEL PALAZZO ADAMOLI

vi riprongo l'intervista pubblicata su "Teramani" di tre anni fa. Ne approfitto per mostravi una delle poche foto di Palazzo Adamoli scattate poco prima del parziale abbattimento. Immagginatelo restaurato, sede di un laboratorio di studio del Teatro Romano e di attività culturali, destinate ai cittadini, ai turisti. Luogo di incontro e di conoscenza. 1000 metri quadri di storia buttati al vento, per creare un vuoto, che sarà difficile riempire di iniziative culturali. Non potrà esserci il "palcoscenico". Non potranno esserci spogliatoi, nè camerini. Non potranno esserci scene nè prosceni. Sarà un desolante vuoto, riempito da "banali" mostre di cultura cittadina. Di psuedo artisti che saranno fieri di poter mettere in curriculum di aver esposto presso il teatro romano di Teramo. Ci saranno le recite dei "Menecmi" di qualche scuola di recitazione. Ci sarà il concerto di musica classica per oboe e chitarra. E per aver ciò avremo speso 5 - 6 milioni di euro. Un pò poco per un investimento così sostanzioso. Ma tanto non sono soldi nostri! Paga Pantalone. Ecco l'intervista:

dr. Cordoni oramai siamo agli atti finali di quello che fu il Palazzo Adamoli.
E' vero, molti non si sono accorti, ma mancano pochi giorni all'abbattimento completo del palazzo e allora sarà chiaro che sotto non c'erano né tesori né vestigia e da quel momento sono quasi certo comincerà la litania della nostalgia e dei rimpianti.

Come fa ad essere tanto sicuro che sotto il palazzo non ci sia nulla, quando tanti affermano il contrario?
E' sufficiente avere un briciolo di senso pratico per poter affermare che sotto palazzo Adamoli non ci possono essere che più o meno pochi gradoni delle gradinate, e un po' di lastroni del pavimento dell'orchestra. Non è pensabile immaginare che chi cominciò la costruzione della prima casa possa aver lasciato sotto eventuali sculture, statue o altro. Come è altrettanto impossibile trovare tracce di mosaici, semplicemente perché nessun teatro greco o romano aveva mosaici sul pavimento dell’orchestra o sui gradoni della cavea. I mosaici arredavano le case nobiliari, le terme, i luoghi sacri, ma non i teatri o gli anfiteatri. Chi non è convinto può leggersi il capitolo riservato al teatro romano sul catalogo del Museo Archeologico, da poco pubblicato.

Cosa avrebbe fatto lei, se avesse avuto la possibilità di decidere?
Innanzitutto, una volta acquistato, avrei aperto un dibattito con la città, con le associazioni culturali, con gli esperti. Una scelta di questo genere è troppo importante per poter essere delegata a decisioni solitarie. Ho il sospetto che quando queste operazioni si fanno in silenzio e in fretta, d’estate, ci sia qualcosa da nascondere. Come la coscienza sporca. E in questa operazione molti, secondo me, dovrebbero rivedere le proprie opinioni, le proprie posizioni. Oramai il danno è fatto. Vorrei ricordare che sto ancora aspettando uno straccio di progetto futuro. Aldilà di generiche affermazioni che son tutti bravi a fare, come ad es.: riporteremo in luce il teatro romano! ma questo non c’è più; faremo un percorso archeologico! ma su delle rovine di quel poco che resta dell’antico splendore; ci faremo spettacoli! come faranno non so, visto che abbattono solo mezzo palazzo mentre l’altra metà resta in piedi, se non crolla vista che non ha più la spinta, l’appoggio del palazzo Adamoli. Per fare uno spettacolo degno di nota ci vuole un minimo di palcoscenico e questo è sotto il palazzo che ospitava il giornale “il centro”. A meno che non decidano di abbattere anche questo. E perché tanto che si sono non buttano giù anche palazzo Massignani? Gran parte della cavea meglio conservata è sotto questo edificio e anche questo è della fine dell’ottocento, inizi novecento. Anche questo non merita di restare in piedi. Credo che ragionare in questo modo sia molto pericoloso, potendo mettere in pericolo la storia, le stratificazioni, in una parola la nostra città e tutto ciò che di bello ci possa essere.

Fa una affermazione forte.
Faccio un esempio, stanno ristrutturando palazzo Melatini. Se lo immagina lei se per ritrovare qualche mosaico romano (e lì ce ne sono!) si fosse deciso di abbattere un palazzo medioevale?

Ma palazzo Adiamoli non ha, o meglio non aveva, una valenza storica così importante.
Ciò è quel che pensa lei. Basta vedere le foto. Guardi l’arco medioevale che affonda a un livello più basso del piano di calpestio. Guardi le mura le cui modalità di costruzione non sono sicuramente ottocentesche. Guardi la bellezza delle volte. Guardi l’armonia della scalinata. Guardi gli spazi delle cantine. E il pozzo, profondo sei metri. Per prendere una decisione sarebbe stato sufficiente leggere gli scritti del Savini, che in termini di conservazione ha tanto da farsi perdonare. Se lo immagina se il tutto fosse stato adibito a spazi culturali? Vada a vedere Castelbasso e il fascino che quel paesino emana, con le cantine e le vecchie case appena appena restaurate, con la patina del passato e il senso di vissuto ancora presente. Tutto si può fare, solo il tempo non si può copiare.

Ma la soprintendenza per i beni architettonici non ha vigilato?
Lasciamo perdere. Questa fa problemi incredibili agli altri, ai privati, per un pezzo di cornicione, per una finestrella e poi essa stessa abbatte un intero palazzo che pur misero potesse essere, aveva sicuramente una sua valenza storica. Ma lo ripeto la cosa più grave è quella di non avere un progetto, è quella di non sapere cosa fare dopo. Incredibile! Hanno una bella faccia tosta. Tanto distruggono la città degli altri, mica la loro. Basti pensare che gli stessi hanno buttato giù l’arco di Monsignore, hanno ristrutturato, ma sarebbe meglio dire decorticato, la basilica di Collemaggio, ecc. A meno che, voglio pensar male tanto non faccio peccato, a meno che … e allora si spiegherebbero tante cose, la fretta, il silenzio.

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