Per fortuna a Teramo non sempre si
distrugge. Non sempre si è preda di manie di romana memoria. Palazzo
Savini. Un recupero meraviglioso. Meno male non sia caduto nelle
bramosie dei talebani, altrimenti per riportare in luce il mosaico
del leone, avrebbero deciso di abbatterlo. Vuoi mettere. Avrebbero
continuato il “percorso archeologico”. Un percorso che avrebbe
unito il teatro romano, all'antica domus. Avrebbe unito cardi e
decumani, tra vie ortogonali, tra ville e mosaici. Un percorso che
avrebbe permesso di calpestare le lastre poligonali di basalto,
riassaporando il profumo dell'antica romanità teramana. Per fortuna
non è stato così. I Tudini, con una operazione economica
assennata, ma culturalmente straordinaria hanno riportato alla
fruizione un palazzo che ha attraversato due secoli di storia della
città. Affreschi ottocenteschi, una cappella dalle volte
sapientemente affrescate, una madonna del pianto che ci riconduce
alla pittura camplese del trecento, il tutto tra mura, pavimenti,
intonaci che riconciliano con il senso dell'armonia. Grazie per non
aver distrutto il nostro passato. Grazie a coloro che l'hanno
pensato, l'hanno progettato, l'hanno realizzato. Grazie da teramano.
Immagine: volta restaurata da
www.eurotherm.info