sabato 6 agosto 2011

DE FILIPPIS DELFICO PER "TERAMANI"

Parlare di Melchiorre De Filippis Delfico vuol dire parlare della editoria satirica della seconda metà dell'ottocento a Napoli e in Italia. Un genere che nasce nella capitale del Regno di Napoli nel 1848 con il “primo” Arlecchino, foglio che precede di anni testate universalmente conosciute come il londinese Punch, sul quale s'addensa anche la leggenda di una collaborazione dello stesso Delfico.
Ma sarà solo con Delfico che la caricatura assurgerà al ruolo di protagonista nella divulgazione dei pensieri, della politica, del clima sociale di quel periodo attraverso immagini che saranno in grado non solo di rappresentare i protagonisti e gli eventi, ma anche di tracciare gli umori, le simpatie, i sentimenti che aleggiavano nella metà dell'Ottocento mentre si compiva l'Unità d'Italia, in un Paese dove la popolazione per il novanta per cento era analfabeta. Sarà sempre Delfico a tenere in vita, quasi da solo, alcuni importanti giornali satirici di quel periodo che cominciarono a spuntare da ogni tipografia napoletana nell'estate del 1860 subito dopo che Francesco II, improvvisatosi liberale (nonostante la giovane età aveva intuito quale strada avrebbe dovuto percorrere il suo Regno, ma era tardi!), aveva pensato che sarebbe bastato richiamare la costituzione del 1848 per puntellare un trono che traballava e che sarebbe caduto, da lì a pochi mesi, sotto la spinta, neanche troppo forte, di Garibaldi.
Melchiorre De Filippis Delfico (pronipote ed omonimo di Melchiorre Delfico filosofo, umanista, politico del primo ottocento; questa omonimia sarà fonte di fortuna in vita, ma di oblio negli anni successivi; ancora oggi molti confondono l'uno per l'altro) trascorre gran parte della sua vita a Napoli, dove attratto dalla passione per la musica si dedica alla composizione. Nell'ottobre del 1850 al Teatro Nuovo rappresenta Il marito di un'ora, la prima di una serie di opere liriche teatrali che non avranno il successo da lui sperato, poi forse più per necessità che per passione, si dedica all'umorismo e alla caricatura che diventerà il lavoro principale della sua vita. L'esordio ufficiale in questo campo viene fatto risalire al 1855 quando Achille Torelli lo chiama ad illustrare l'Omnibus pittoresco. Fabia Borroni così descrive l'arte caricaturale di Delfico “il tocco è rapido, simpatico, svelto; nel paradosso delle linee la trovata è indovinata; non c'è alcuna compiacenza feroce nel delineare con l'agile matita le storture fisiche, ma c'è un tentativo benigno ed indulgente nel mettere a nudo le storture morali, un sapore casalingo ed una onesta d'intenti precipuamente ottocenteschi”. Delfico era solito disegnare in una saletta del “Caffè delle Due Sicilie” in via Toledo, e da questo palcoscenico si trovò a rappresentare tutte le principali vicende storiche con l'occhio disincantato di chi sapeva discernere le vicende quotidiane senza preconcetti e pregiudizi e in queste caricature non mise mai né cattiveria né eccessivo spirito polemico, ma proseguì sempre con il suo classico stile. Scorrendo i 40 anni della sua attività di caricaturista s'incontrano personaggi noti e meno noti, vicende europee e locali, tutte rappresentate senza cattiveria né eccessivo spirito polemico, ma sempre con tratto garbato e signorile. Rappresentò Napoleone III, Liborio Romano, Garibaldi, Cavour, Minghetti, Cialdini, Ricasoli, il Papa, Il Russo, il Prussiano, l'Austriaco e tanti altri personaggi, specialmente del teatro e della lirica che a quel tempo erano i personaggi di maggiore fama. Il personaggio che gli diede maggiore fama e maggiore soddisfazione fu Verdi, che ebbe l'occasione di incontrare e seguire una prima volta nel 1858 in occasione della rappresentazione del Simon Boccanegra e una seconda volta nel 1888 quando il Maestro fu a Napoli per l'Otello. Questa conoscenza si trasformò in amicizia e reciproca stima e Delfico dedicò a Verdi innumerevoli tavole, alcune ben riuscite, altre invece ebbero anche delle benevoli critiche da Verdi, come quando Delfico inviò al Maestro una copia dell'album Pompei. Cenno storico. 1890,e ricevette il 3 giugno del 1891 questa risposta da Sant'Agata “caro Delfico, sempre ho apprezzato ed apprezzo il vostro talento! Ma ditemi … (scusate) perchè andare a resuscitare un mondo che non è più il nostro? ...” (in Amilcare Lauria, 1906). Delfico scomparve, settantenne nel maggio del 1895 nella villa di Portici e su di lui cadde l'oblio, o quasi. Soltanto nel 1941, in piena guerra, a Napoli fu organizzata una mostra di sue litografie colorate, nel ridotto del San Carlo, poi bisognerà attendere tempi più recenti, mostre e ricordi nella nostra città e gli studi di appassionati di storia locale. Le nostre due strenne, pubblicate in questi due ultimi anni, la prima dedicata alle caricature su Garibaldi e questa a Cavour, nel 150 anniversario dell'Unità d'Italia e a 150 anni dalla morte del grande statista, vogliono avere un valore principalmente divulgativo, in attesa di uno studio più approfondito che celebri finalmente, come merita, uno dei protagonisti della cultura dell'ottocento italiano, teramano di nascita, il Gran Nadar della caricatura italiana.
(articolo pubblicato sul n. 72 di "Teramani")

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