lunedì 2 febbraio 2015

MENO MALE CHE NON C'E' IL VINCOLO DI MANDATO

L'assenza del vincolo di mandato ci ha salvato e ci salva dalla dittatura oligarchica di questa pseudo democrazia italiana. L'unica cosa che permette ancora di avere delle flebili voci libere in Parlamento è l'assenza del vincolo di mandato, come con lungimiranza i padri costituenti, per fortuna, hanno previsto nell'art. 67 della nostra Costituzione: “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”.
Immaginate cosa potrebbe succedere o cosa sarebbe successo se in Parlamento non ci fosse stato l'assenza del vincolo di mandato!
I parlamentari sono stati scelti e vengono scelti solo ed esclusivamente per la “fedeltà” dimostrata all'oligarca partitico. Il singolo parlamentare se fosse costretto a dimettersi una volta mostrato il suo dissenso sulle scelte della maggioranza o del presidente del consiglio o del capogruppo di turno, non avrebbe più alcuna possibilità di parola perchè sarebbe costretto a dimettersi e saremmo caduti nella più totale dittatura oligarchica.



Dopotutto “La norma contenuta dell'art. 67 non è una esclusiva della costituzione italiana, ma è comune alla quasi totalità delle democrazie rappresentative. Essa deriva dal principio del libero mandato (ovvero del divieto di mandato imperativo), formulato da Edmund Burke già prima della Rivoluzione Francese, nel suo famoso Discorso agli elettori di Bristol, tenuto il 3 novembre 1774, dopo la sua vittoria elettorale in quella contea. In quel discorso, Burke propugnò la difesa dei principi della democrazia rappresentativa contro l'idea, da lui considerata distorta, secondo cui gli eletti dovessero agire esclusivamente a difesa degli interessi dei propri elettori: Il parlamento non è un congresso di ambasciatori di opposti e ostili interessi, interessi che ciascuno deve tutelare come agente o avvocato; il parlamento è assemblea deliberante di una nazione, con un solo interesse, quello dell'intero, dove non dovrebbero essere di guida interessi e pregiudizi locali, ma il bene generale» (da wikipedia)

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