domenica 6 maggio 2012

LA FINE DI UN'ERA


Sta finendo un'era. Ce ne accorgiamo, anche se la ragione non sa come ciò avverrà. I sensi ci dicono che un'epoca sta passando. Segnali apparentemente distanti, asincroni se visti isolatamente, diventano elementi omogenei, scritti nel disegno delle cose. Poi, queste, accaddono e il dopo non è più come prima. C'è chi cerca di resistere afferrandosi alle
certezze del passato che all'improvviso diventano fragili secchi fuscelli, tanto da essere spazzati via, insieme, dagli eventi. Lo dicevo sei mesi fa con la caduta dell'ultimo governo Berlusconi, lo ripeto oggi con il commissariamento di Nisii, lo dirò domani quando l'altra banca teramana non avrà più al timone la certezza di ieri, lo ripeterò dopodomani quando la banca del mare Adriatico deciderà di guardare ad altre rive. Sta di fatto che un'era sta passando e l'economia ne è lo specchio più evidente. E guardando indietro con l'occhio disincantato del senno di poi, sembrano ancora più piccoli quei personaggi che per mezzo lustro si sono attaccati alle gonne dei potenti di turno, che hanno con la loro presuntuosa ignoranza pensato di poter incidere nella società teramana, lasciando dietro di loro scie olezzanti di imbrogli, favoritismi, inefficienze. Ripensate a chi ha gestito le società più importanti della Provincia nel recente passato e le parole vi sembreranno chiare. Pensate a chi ha e come gestito il Ruzzo, pensate ai vari direttori generali delle ASL, dimenticati piccoli ducetti di borgata, pensate a Abruzzo Engineering, pensate alla Team, pensate ai vari onorevoli che forti di una nauseante legge elettorale si sono fatti nominare al ruolo rappresentativo di una comunità, con l'unico merito di aver saputo scondizolare. Un'era sta finendo e il futuro non sarà più lo stesso. Qualcuno si affanna a far restare tutto come prima. Ma la società sta cambinado e spazzerà via tutti coloro che pensano di essere al riparo nelle proprie fragili fortezze di vetro offuscato. Il "lavoro" sta cambiando, o meglio sta mancando, i giovani, finito il pane delle vecchie generazioni, prima o poi diverranno consapevoli, che noi, tutti, i cinquantenni, siamo riusciti dove non riuscirono nè i barbari né i barberini, a rovinare la nostra società, dove i valori etici e morali si son dispersi nel vento delle parole di straordinari imbonitori, capaci di far credere che tutto a questo mondo abbia un prezzo, non capendo che tutto si possa comperare fuorchè la fame e la dignità. Ma è dunque una rivolta? - No sire. E' una rivoluzione. Disse La Rochefoucauld a Luigi XVI e tutti sappiamo che fine fece il Sire. Speriamo di non fare la stessa fine.

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