Sta finendo un'era. Ce ne accorgiamo,
anche se la ragione non sa come ciò avverrà. I sensi ci dicono che
un'epoca sta passando. Segnali apparentemente distanti, asincroni se
visti isolatamente, diventano elementi omogenei, scritti nel disegno
delle cose. Poi, queste, accaddono e il dopo non è più come prima.
C'è chi cerca di resistere afferrandosi alle
certezze del passato
che all'improvviso diventano fragili secchi fuscelli, tanto da essere
spazzati via, insieme, dagli eventi. Lo dicevo sei mesi fa con la
caduta dell'ultimo governo Berlusconi, lo ripeto oggi con il
commissariamento di Nisii, lo dirò domani quando l'altra banca
teramana non avrà più al timone la certezza di ieri, lo ripeterò
dopodomani quando la banca del mare Adriatico deciderà di guardare
ad altre rive. Sta di fatto che un'era sta passando e l'economia ne è
lo specchio più evidente. E guardando indietro con l'occhio
disincantato del senno di poi, sembrano ancora più piccoli quei
personaggi che per mezzo lustro si sono attaccati alle gonne dei
potenti di turno, che hanno con la loro presuntuosa ignoranza pensato
di poter incidere nella società teramana, lasciando dietro di loro
scie olezzanti di imbrogli, favoritismi, inefficienze. Ripensate a
chi ha gestito le società più importanti della Provincia nel
recente passato e le parole vi sembreranno chiare. Pensate a chi ha e
come gestito il Ruzzo, pensate ai vari direttori generali delle ASL,
dimenticati piccoli ducetti di borgata, pensate a Abruzzo
Engineering, pensate alla Team, pensate ai vari onorevoli che forti
di una nauseante legge elettorale si sono fatti nominare al ruolo
rappresentativo di una comunità, con l'unico merito di aver saputo
scondizolare. Un'era sta finendo e il futuro non sarà più lo
stesso. Qualcuno si affanna a far restare tutto come prima. Ma la
società sta cambinado e spazzerà via tutti coloro che pensano di
essere al riparo nelle proprie fragili fortezze di vetro offuscato.
Il "lavoro" sta cambiando, o meglio sta mancando, i giovani, finito il
pane delle vecchie generazioni, prima o poi diverranno consapevoli,
che noi, tutti, i cinquantenni, siamo riusciti dove non riuscirono nè
i barbari né i barberini, a rovinare la nostra società, dove i
valori etici e morali si son dispersi nel vento delle parole di
straordinari imbonitori, capaci di far credere che tutto a questo
mondo abbia un prezzo, non capendo che tutto si possa comperare
fuorchè la fame e la dignità. Ma è dunque una rivolta? -
No sire. E' una rivoluzione. Disse La Rochefoucauld a Luigi
XVI e tutti sappiamo che fine fece il Sire. Speriamo di non fare la
stessa fine.
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